Ultimo trend social, alcune persone non risciacquano i piatti dopo averli insaponati: come mai e quali le conseguenze per la salute

Sta circolando sui social un’abitudine insolita: lavare i piatti con il detersivo, ma senza risciacquarli. Ma è davvero una pratica sicura o stiamo normalizzando un rischio sottovalutato per la salute?
A prima vista sembra un’abbreviazione del gesto quotidiano: insaponare, strofinare, e poi sistemare i piatti nella rastrelliera, ancora coperti di schiuma. Un metodo apparentemente innocuo, che trova spazio nei video virali come alternativa “furba” al lavaggio tradizionale, come sottolineato dal The New York Times.
I sostenitori di questa scelta la difendono con riferimenti ai protocolli industriali, dove i cicli prevedono fasi di igienizzazione chimica senza risciacquo. Tuttavia, paragonare le dinamiche di una cucina domestica a quelle di una mensa professionale è fuorviante.
Nel lavaggio a mano, il risciacquo è parte integrante della rimozione dei residui. Anche se i detersivi per piatti sono considerati a bassa tossicità, la loro composizione chimica non è pensata per il consumo diretto.
Lasciare sulle stoviglie residui di tensioattivi, conservanti o fragranze può sembrare una leggerezza trascurabile, ma comporta un’esposizione involontaria e continuativa.
Cosa resta davvero sul piatto
Il contatto occasionale con minime quantità di sapone può non generare effetti immediati, ma gli esperti invitano alla cautela. Il residuo chimico, se ingerito regolarmente, non è del tutto neutro: può alterare il sapore degli alimenti, causare fastidi gastrici o, nel lungo termine, contribuire a fenomeni ancora poco compresi legati alla bioaccumulazione di sostanze sintetiche. Alcuni ingredienti presenti nei detersivi, come i ftalati o sottoprodotti come il 1,4-diossano, pur essendo approvati a basse concentrazioni, sono oggetto di monitoraggio da parte delle agenzie sanitarie internazionali.
Inoltre, la fase di risciacquo ha anche una funzione meccanica essenziale: rimuove residui di cibo che potrebbero sfuggire allo strofinamento, limitando la proliferazione batterica. L’umidità residua, se non gestita correttamente, può trasformare una superficie apparentemente pulita in un ambiente favorevole alla crescita microbica.
Tra abitudine e rischio sottile
Le motivazioni alla base di questa scelta sono spesso pratiche: risparmio d’acqua, comodità, imitazione di tendenze virali. Ma la valutazione scientifica resta chiara. Anche se il rischio acuto è basso, l’accumulo non intenzionale di residui chimici sui piatti non è privo di conseguenze. Gli esperti raccomandano sempre il risciacquo, soprattutto in presenza di bambini o persone con sensibilità digestiva.
Infine, asciugare accuratamente i piatti prima di riporli è parte della buona pratica igienica. La superficie bagnata favorisce la contaminazione incrociata, anche in ambienti domestici. Rinunciare al risciacquo per risparmiare qualche secondo equivale, in molti casi, a compromettere l’intero processo di pulizia. In cucina, le scorciatoie possono sembrare furbe, ma raramente sono davvero innocue.
