Ti è mai capitato di dimenticare perché sei entrato in una stanza? La scienza spiega questo strano effetto
Succede a molte più persone del previsto ed è una condizione del tutto naturale. Ma potremmo finalmente aver individuato un rimedio
Se pensavi di essere l’unico/a, non è affatto così, anzi questo stato transitorio è molto più comune di ciò che si possa ipotizzare. In molti stanno provando, tra gli esperti, a dare un’effettiva identità a tale fenomeno per nulla piacevole.
E’ sufficiente una distrazione apparentemente minuscola per far sì che il pensiero cardine che ti stava balenando nella mente fino a pochi secondi prima svanisca nel nulla, rendendo impossibile recuperarlo.
Entri in una stanza, effettui un cambio nell’ambiente che ti circonda – e anche questo potrebbe influire sulla dimenticanza – e di colpo di ritrovi con un “buco di trama” in testa, non ricordandoti né perché, né per fare cosa, ti sei ritrovato/a lì in quel momento.
Tra le cause potenziali individuate ci sono, naturalmente, un eccessivo sovraccarico del nostro cervello, che porta ad una riduzione nella capacità di concentrarsi e porta i nostri pensieri, da lui stessi classificati come “meno importanti” ad una sospensione, riponendoli in un cassetto.
Parola agli esperti
E’ già da quasi vent’anni che un gruppo di psicologi provenienti dall’Università di Notre Dame, nello Stato americano dell’Indiana, si stanno occupando di quello che ormai viene definito come un termine medico: l’effetto porta. Il tutto al fine di cercare una spiegazione, poi effettivamente proposta a seguito di uno studio, svolto mediante l’impiego di una configurazione di realtà virtuale, volta a evidenziare come la memoria umana relativamente agli oggetti presenti all’interno di un ambiente fosse destinata a diminuire, in termine di attenzione, una volta entrati al suo interno.
Essendo, infatti, i nostri ricordi suddivisi in più episodi, quelli precedenti – come il ricercare un qualcosa in una stanza -, vengono sovrastati da nuovi episodi entrando in un ambiente diverso, rendendoci difficile ricordare ciò che avevamo in mente in precedenza.
Una chiave di lettura differente
Un ulteriore approfondimento condotto da un team di ricerca proveniente dall’Università del Queensland, in Australia, ha però definito la situazione meno intricata del previsto, sottolineando che un simile atteggiamento sia perfettamente in linea con l’esperienza che ciascuno di noi può vivere nel suo quotidiano, soprattutto in presenza di distrazioni e di altri pensieri che pervadono la nostra mente fino a farci dimenticare i focus immediati ai quali dovremmo prestare attenzione.
L’aspetto, probabilmente, più interessante, è che gli ultimi sviluppi potrebbero aver consegnato una potenziale cura, attraverso la messa in atto di una serie di precisi comportamenti quali l’annotazione scritta o mentale dell’obiettivo che bisogna raggiungere, il ripetere ad alta voce la “missione” che bisogna compiere, la necessità di lasciarsi da parte eventuali distrazioni durante l’esecuzione dell’azione e, più in generale, di restare concentrati soltanto sul risultato finale che dovrà essere perseguito. A riportarlo è Science Focus.
