Le hanno trovate dove nessuno se le aspettava: scoperta preoccupante all'interno di persone vive
Le hanno trovate nel corpo di persone vive, incastonate nei tessuti profondi, dove nessuno pensava potessero arrivare: minuscole particelle, provenienti da oggetti di uso quotidiano.
Da anni si parla della loro diffusione nell’ambiente, nei mari, negli alimenti e persino nell’acqua potabile. Ma la possibilità che queste particelle fossero presenti anche all’interno del corpo umano era stata, fino a poco tempo fa, oggetto di supposizioni e studi indiretti.
Tutto è cambiato quando un gruppo di ricercatori ha individuato frammenti plastici direttamente nei polmoni di pazienti vivi, durante operazioni chirurgiche. L’elemento più sorprendente non è solo la presenza delle microplastiche, ma la loro posizione: sono state trovate nelle zone più profonde dei polmoni, dove le vie respiratorie diventano più strette e il filtraggio dell’aria dovrebbe essere più efficiente.
Secondo i ricercatori, come riportato dal The Guardian, è lì che si è registrata la maggiore concentrazione di particelle, in una quantità e con una distribuzione che ha spiazzato gli stessi autori dello studio.
Questo dato smentisce l’idea che i meccanismi naturali del corpo possano impedire a frammenti così piccoli di penetrare fino a quelle profondità. Le dimensioni ridotte e le caratteristiche chimiche delle microplastiche sembrano permettere loro di superare ogni barriera fisiologica, insinuandosi nel tessuto respiratorio.
Com’è accaduto
Le particelle rinvenute derivano in larga parte da materiali plastici comuni: polimeri usati in bottiglie, imballaggi alimentari, contenitori monouso. Questi materiali, attraverso processi di abrasione e degrado, si frammentano in componenti sempre più piccoli, invisibili all’occhio umano ma abbastanza leggeri da rimanere sospesi nell’aria. Le vie di accesso principali sono ambienti chiusi, traffico urbano, polveri industriali.
L’impatto sull’organismo è ancora oggetto di studio. I dati più recenti suggeriscono che la presenza di micro e nanoplastiche potrebbe innescare processi infiammatori, alterare il funzionamento del sistema immunitario e persino compromettere lo sviluppo cellulare. Alcune ipotesi fanno riferimento a una possibile correlazione con patologie respiratorie croniche e disturbi metabolici.
Un rischio sottovalutato
Il fatto che queste particelle siano presenti in soggetti vivi, e non solo in tessuti analizzati post mortem, indica un’esposizione continua e reale. Le implicazioni sanitarie vanno ben oltre l’ecologia e toccano la salute pubblica, soprattutto nei centri urbani ad alta densità e nelle fasce di popolazione più vulnerabili.
Ridurre l’impatto non è semplice, ma è possibile. Evitare prodotti monouso, limitare l’uso di plastica nei consumi quotidiani, migliorare la qualità dell’aria indoor: sono tutte strategie accessibili che possono contribuire a limitare l’esposizione. Ma la vera sfida sarà capire, con precisione, cosa succede dentro di noi quando la plastica non resta fuori, ma diventa parte del nostro respiro.
