Il tiro perfetto a canestro dipende da quanta fisica ci metti: i migliori giocatori fanno così

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Giocare a basket non è semplicissimo, così come fare canestro. Eppure, con un po’ di fisica tutto è possibile.

Nel basket esistono diversi tipi di tiro, ognuno con funzioni e difficoltà specifiche. Il più semplice è il layup, cioè l’appoggio vicino al canestro, spesso usato in contropiede o dopo una penetrazione. 

Poi c’è il jump shot, cioè il tiro in sospensione, che è la base del gioco perimetro: si esegue saltando verticalmente e rilasciando la palla al culmine del salto. Più spettacolare e fisico è il dunk, la schiacciata, che consiste nel mettere il pallone direttamente nel canestro con una o due mani.

Ogni tiro ha le sue complessità. Il jump shot richiede equilibrio, rapidità di esecuzione e precisione: serve coordinazione tra salto e rilascio. Il gancio, o hook shot, è un tiro in cui si lancia il pallone con un movimento ad arco, utile vicino al canestro e difficile da stoppare. 

La schiacciata, invece, è efficace ma riservata a chi ha potenza, elevazione e spazio a disposizione. Non tutti i tiri, però, si scelgono solo per spettacolarità: spesso è la situazione di gioco a guidare.

Il tiro perfetto

C’è qualcosa di ipnotico nel vedere un pallone da basket che disegna una parabola quasi perfetta nell’aria, per poi entrare nel canestro con un leggero tocco al ferro. Quel gesto, che può sembrare naturale a chi lo guarda, in realtà nasconde una complessità affascinante, dove la fisica e la tecnica si danno la mano. Non si tratta solo di “fare canestro”, ma di capire come ogni dettaglio, dall’angolo con cui si tira alla posizione del corpo, possa fare la differenza. Anche l’altezza da cui parte il tiro ha un ruolo cruciale, sia dal punto di vista meccanico che fisico.

Uno degli aspetti più interessanti è il cosiddetto basking, cioè la rotazione all’indietro che viene impressa alla palla nel momento del rilascio. Non è un vezzo estetico, ma una componente fondamentale per la riuscita del tiro. La rotazione ideale si aggira tra le due e le tre al secondo. E non è solo questione di numeri o precisione, ma proprio di cosa accade fisicamente quando la palla si muove, prima nell’aria e poi al contatto con il ferro.

Alcuni concetti di fisica

Una volta che il pallone viene lanciato, entrano in gioco forze che non si vedono ma che agiscono in modo decisivo. La velocità di rotazione della palla, combinata con la velocità dell’aria, genera un fenomeno interessante: questi due vettori si sommano creando una velocità dell’aria più alta sopra la palla e più bassa sotto. Ora, dato che l’aria è un fluido, questa differenza di velocità si traduce in una differenza di pressione (minore sopra e maggiore sotto). Di conseguenza, la palla riceve una spinta verso l’alto, chiamata effetto Magnus, che va in parte a contrastare la forza peso, quella che altrimenti farebbe perdere più rapidamente energia al pallone lungo la sua traiettoria verso il canestro.

Ma il vero vantaggio del basking si manifesta al momento dell’impatto con il ferro. Quando la palla ruota, il contatto con il canestro genera un attrito maggiore rispetto a una palla che non ruota affatto. Questo attrito causa una perdita di energia più consistente, con il risultato che la palla “cade” meglio nel canestro, come se venisse leggermente frenata e accompagnata verso il basso. È per questo che la rotazione è così importante: non solo aiuta durante il volo, ma rende anche l’impatto finale più favorevole alla riuscita del tiro.

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