Far attaccare senza colla due cucchiai è possibile grazie alla fisica: l'esperimento che sembra magia

Sembra impossibile, ma è vero. Unire due cucchiai senza non è fantascienza, ma è vera e propria fisica.
La colla è uno di quei materiali talmente comuni da passare quasi inosservati, eppure senza di essa una buona parte degli oggetti che ci circondano semplicemente non esisterebbe. È un composto pensato per unire superfici diverse, riempiendo i minuscoli spazi tra di esse e creando un legame stabile, spesso invisibile ma incredibilmente resistente.
Nel corso della storia, l’essere umano ha usato colle di ogni tipo: dalle resine naturali estratte dagli alberi alle sostanze ottenute bollendo pelli e ossa, fino alle moderne formulazioni sintetiche sviluppate dall’industria chimica.
Oggi esistono adesivi per quasi ogni esigenza: colle rapide, termofusibili, epossidiche, a contatto, biologiche, persino versioni ispirate ai meccanismi adesivi della natura, come quelli delle cozze o delle zampe dei gechi.
Il futuro della colla guarda già oltre la semplice funzione di incollare: si studiano adesivi biodegradabili, intelligenti, capaci di cambiare resistenza in base alla temperatura o di “sciogliersi” quando non servono più.
Il segreto dietro all’esperimento
A volte online circola quel trucchetto dei due cucchiai che sembrano “incollarsi” tra loro senza l’aiuto di nastro, colla o altri espedienti visibili. Il gesto è sempre lo stesso: si prendono due cucchiai, li si fa urtare manico contro manico, e subito dopo restano attaccati punta con punta, come se ci fosse una forza invisibile a tenerli uniti. La cosa incuriosisce perché, a prima vista, somiglia a certi esperimenti di elettrostatica visti a scuola o nei video divulgativi.
Un esempio tipico è quello della penna strofinata sul maglione o su un panno: una volta caricata elettricamente, la penna riesce ad attirare pezzettini di carta. La spiegazione è abbastanza semplice: strofinando la penna, le si strappano via alcuni elettroni (per esempio dal palmo della mano), così la superficie del pennarello si ritrova con un eccesso di carica. Quando la si avvicina ai frammenti di carta, le cariche positive presenti in questi ultimi “si affacciano” verso la penna, attratte da quell’accumulo di elettroni. A quel punto la forza elettrica vince addirittura la gravità, e i pezzetti di carta si sollevano come se fossero vivi.

Cosa succede in realtà?
Viene quindi naturale chiedersi: con i cucchiai succede la stessa cosa? In fondo il gesto iniziale, cioè farli urtare, potrebbe far pensare a uno scambio di cariche elettriche, un po’ come nello strofinio della penna. Ma qui c’è una grande differenza: la penna è fatta di plastica, quindi è un materiale isolante, capace di trattenere le cariche; i cucchiai invece sono di metallo, e il metallo è un conduttore. Questo significa che un’eventuale carica elettrica si disperderebbe subito, passando attraverso le mani e il corpo, senza accumularsi sul cucchiaio.
Il vero trucco sta altrove: uno dei cucchiai è stato messo a contatto con una calamita, che lo ha magnetizzato. In pratica, il cucchiaio si è comportato come un piccolo magnete temporaneo. A quel punto l’attrazione non è più elettrica ma magnetica, e il cucchiaio magnetizzato riesce a “tirare” l’altro, vincendo la forza di gravità e facendoli sembrare incollati senza colla.