Altro che cemento, le case del futuro verranno fatte con i funghi: i materiali del futuro saranno viventi

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Presto diremo addio al cemento! I funghi sono il futuro dell’edilizia, una soluzione vantaggiosa che ci farà dimenticare delle “vecchie case”.

Il cemento è uno di quei materiali così comuni che quasi passa inosservato, ma senza di lui le città moderne nemmeno esisterebbero. Dai marciapiedi ai ponti, dagli stadi ai palazzi, è la base solida su cui poggia una buona parte del mondo costruito dall’uomo.

La sua forza sta nella combinazione di più elementi: una polvere a base di calcare e argilla che, mescolata con acqua e materiali come sabbia o ghiaia, diventa una massa fluida capace di riempire qualsiasi forma. Poi, con il tempo, si indurisce trasformandosi in una struttura resistente e duratura.

Nonostante sia percepito come un materiale “eterno”, il cemento non è perfetto: può deteriorarsi, creparsi o essere danneggiato dal clima, dall’umidità o dall’uso. Per questo esistono diverse varianti, pensate per resistere meglio al gelo, all’acqua salata, ai terremoti o persino agli incendi.

Il suo impatto però non è solo architettonico, ma anche ambientale: produrre cemento richiede molta energia e genera una grande quantità di CO₂. Per questo, negli ultimi anni, scienziati e ingegneri stanno cercando versioni più sostenibili, magari in grado di ridurre le emissioni o addirittura di “assorbire” anidride carbonica nel tempo.

Un’idea incredibile

L’idea che i materiali da costruzione possano “vivere”, ripararsi da soli o persino interagire con l’ambiente sembra uscita da un romanzo di fantascienza, eppure è già oggetto di ricerca concreta. Da qualche anno, architetti e biotecnologi stanno sperimentando alternative al cemento e ai mattoni tradizionali, cercando soluzioni che non si limitino a essere più sostenibili, ma che cambino proprio il modo di concepire gli edifici. Non si tratta più soltanto di ridurre le emissioni, ma di creare strutture capaci di evolversi, assorbire anidride carbonica, auto-riparare crepe e, in alcuni casi, purificare persino l’aria interna.

Questa prospettiva nasce da una constatazione ormai ovvia nel mondo ambientale: il settore delle costruzioni è uno dei più inquinanti, responsabile di oltre un terzo dei rifiuti totali prodotti in Europa e di una parte consistente delle emissioni climalteranti. Da qui la domanda che guida molti laboratori: cosa succede se, al posto del cemento “morto”, si costruisce con materiali…”vivi”? La risposta più promettente, al momento, arriva dai funghi, o meglio dal loro micelio, quella rete filamentosa che si espande nel terreno e che, se opportunamente coltivata, può diventare un materiale compatto, leggero e modellabile.

Un alleato inaspettato

Come riportato da Projects Research and Innovation, all’interno del progetto europeo Fungateria, alcuni ricercatori stanno sperimentando materiali biologici a base di micelio, cresciuto su scarti agricoli e combinato con batteri per ottenere quelli che vengono chiamati engineered living materials (ELM), cioè materiali viventi progettati per assolvere funzioni specifiche. In pratica, non solo mattoni o pannelli, ma componenti strutturali capaci di autoripararsi, assorbire CO₂ o reagire a stimoli ambientali come luce e temperatura. 

Il progetto, però, non è privo di ostacoli: il micelio cresce, e continua a crescere se non viene “fermato” con metodi biologici sicuri, altrimenti rischia di degradare i materiali circostanti (come il legno o altre fibre organiche). I ricercatori stanno studiando sistemi per controllare questo processo, dai segnali ambientali al ruolo di batteri ingegnerizzati che potrebbero attivare o bloccare la crescita quando necessario.

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