Se oggi siamo qua, è grazie a questa violenta esplosione: cambiò per sempre il nostro pianeta
Se questo evento non fosse mai avvenuto, la vita sul Pianeta Terra si sarebbe sviluppata in modo totalmente diverso. L’essere umano sarebbe esistito?
Quando si parla di esplosioni, anche particolarmente violente, correlate al nostro Pianeta e non solo, i riferimenti non possono che condurre direttamente al Big Bang: la cosiddetta “grande esplosione” che ha dato origine all’Universo, così come, bene o male, abbiamo imparato a conoscerlo oggi.
Si è trattato di una gigantesca espansione dello Spazio stesso, che ha avuto luogo all’incirca 13,8 miliardi di anni fa, articolandosi in più fasi. Prima dell’avvenimento le energie e le leggi che oggigiorno governano la fisica erano tutt’altro che chiaramente definite.
Ma a seguito della grande esplosione l’Universo ha dato il via alla propria rapidissima espansione, alla quale è seguita l’origine di protoni, neutroni ed elettroni. Successivamente, nel corso della Nucleosintesi primordiale, i nuclei più semplici, quali idrogeno ed elio hanno cominciato a fare la loro comparsa.
La radiazione cosmica di fondo, avvenuta soltanto 380.000 anni dopo l’esplosione effettiva ha permesso alla luce di viaggiare liberamente all’interno dell’Universo e nei 200/400.000 anni milioni successivi le prime galassie, oltre che le stelle, hanno avuto origine.
L’evoluzione planetaria come non l’avete mai vista
La prolifica collaborazione instaurata tra l’Università di Yale e il Southwest Research Institute ha permesso di raggruppare in modo rapido ed efficiente gli svariati progressi messi a segno grazie all’impegno della comunità scientifica nell’ambito della maggior comprensione del processo di origine e evoluzione dei pianeti rocciosi interni.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Review e procede ad illustrare come la formazione dei sistemi solari avvenga nel momento in cui nubi di gas e di polveri procedano a fondersi congiuntamente, fino a quando la presenza di gravità conduca gli stessi elementi all’origine di una stella, che potremmo definire analoga al nostro Sole. Pianeti terrestri quali Marte, Mercurio e Venere hanno avuto origine, ad esempio, nel momento in cui gli oggetti rocciosi di dimensioni inferiori sono riusciti ad accumularsi. La Terra rientra pienamente in questo contesto, ma addirittura si ipotizza che sia stato l’ultimo tra i Pianeti terrestri a formarsi totalmente.
Curiose caratteristiche
Le differenze di accrescimento tra i pianeti, come indicato dal Dottor Simone Marchi della Divisione di Scienza ed Esplorazione del Sistema Solare dello SwRI, sono in grado di fornire una spiegazione logica indispensabile per interpretare le differenti proprietà distintive, attraverso l’utilizzo di simulazioni di impatto su vasta scala. Recentemente, inoltre, la scoperta di abbondante dati geochimici, provenienti direttamente da rocce terrestri e meteoriti, ha permesso di rivelare come processi quali le collisioni e le conseguenze derivanti dalle stesse siano stati in grado di influenzare l’evoluzione a lungo termine dei Pianeti, incidendo anche sulla variabilità superficiale o tra i rapporti tra massa metallo e massa silicato dei vari Pianeti.
L’abitabilità di ciascun pianeta roccioso è strettamente collegata alla sua atmosfera, dunque alla presenza e al comportamento delle placche e dei movimenti tettonici: per questo, ricercare un corpo che possa definirsi “gemello” della Terra, deve inevitabilmente concentrarsi su esopianeti presentanti proprietà di massa e raggio analoghe a quelle del Pianeta che abitiamo. A riportare la notizia è un approfondito articolo di Science Daily.
