L'origine della vita potrebbe essere partita da qua: ricercatori svelano un nuovo tassello del mistero

Una delle più affascinati domande, insite nella mente dell’essere umano: da dove ha avuto origine la vita? Ogni scoperta è un passo in più verso la definitiva scoperta
Gli esseri umani si sono a lungo interrogati su quale sia l’effettiva origine della nostra vita, così come di quella di tutti gli altri esseri viventi, giungendo a conclusioni ancora ipotetiche, che meritano di essere arricchite con ulteriori informazioni.
La teoria classica ipotizzata da Oparin e Haldane nel corso degli anni ‘20 del secolo scorso, ad esempio, vede la Terra primitiva, agli albori del suo passato evolutivo, caratterizzata da un atmosfera abbondante in idrogeno, ammoniaca, acqua, ma soprattutto metano.
Partendo da tale situazione, il verificarsi di radiazioni e fulmini sarebbero stati capaci di innescare reazioni chimiche in grado, a loro volta, di dare origine a molecole organiche e amminoacidi. Ma il mistero perdura: come le stesse molecole sono riuscite ad organizzarsi in veri e propri sistemi viventi?
Un’altra affascinante probabilità è quella che inquadra lo sviluppo della vita attribuibile alla precipitazione di oggetti direttamente sulla Terra. Che si sia trattato di sistemi viventi effettivi o di molecole organiche complesse, le stesse potrebbero essere giunte sul Pianeta “attaccate” a meteoriti o comete.
Nuovi importanti sviluppi
Uno studio recentemente pubblicato su Nature illustra come un gruppo di ricercatori, capitanati dal professor Matthew Powner del Dipartimento di Chimica dell’UCL, sia stato in grado di collegare chimicamente alcuni amminoacidi della vita all’RNA, simulando condizioni analoghe a quelle che potrebbero aver caratterizzato la Terra primordiale. Se l’origine della vita si fonda sulla capacità di sintetizzare le proteine, molecole indispensabili alla vita, bisogna partire proprio ad approfondire la sintesi proteica per comprendere a pieno il processo che ci ha permesso, quest’oggi, di essere su questo Pianeta.
Lo studio, non a caso, rappresenta un enorme passo avanti verso la scoperta, a lungo rincorsa dagli esperti, che pur aggiungendo tasselli significativi ancora non riescono pienamente ad arrivare al risultato auspicato. La vita a livello “meccanico”, utilizza il ribosoma per sintetizzare le proteine, trasportando la sequenza di un gene dal DNA delle cellule direttamente al ribosoma, che procede alla “lettura” del RNA e collega i rispettivi amminoacidi.
Come si sono mossi gli esperti?
Il modus operandi prescelto dai ricercatori ha previsto una chimica estremamente semplice (in acqua a pH neutro), così da favorire i legami tra gli amminoacidi dell’RNA, ispirandosi ad una forma ampiamente utilizzata in biologia, già capace di sortire risultati importanti nel merito dei processi biochimici.
Lo studio ha permesso di avvicinarsi sempre più all’obiettivo della maggior comprensione, portando a dimostrazione come due pezzi chimici primordiali costituiti di RNA e amminoacidi attivati. Il punto di svolta è proprio da ricercare nel fatto che l’amminoacido attivo utilizzato sia una molecola derivante dal Coenzima A, presente in tutte le cellule viventi, vale a dire il tioestere, che potrebbe in futuro condurre ad un collegamento tra la sintesi proteica, il codice genetico e il metabolismo. A scriverlo è il sito ufficiale della UCL.