Jet lag, ogni volta non sai come abituarti al fuso orario e sei stanchissimo: ecco come fare per abituare il tuo corpo

Ogni volta che si viaggia, il jet lag può creare qualche problema. Eppure, esiste un metodo per abituarsi senza problemi.
Il jet lag è quel fastidioso sfasamento che si prova quando si attraversano rapidamente più fusi orari, ad esempio dopo un lungo volo intercontinentale. Il corpo segue un ritmo interno di circa 24 ore, l’orologio circadiano, che regola sonno, fame e molte funzioni biologiche. Quando la luce e i tempi esterni cambiano bruscamente, questo meccanismo fatica a sincronizzarsi.
Il risultato è una sorta di “confusione temporale” che può durare giorni. Ci si sente stanchi quando è giorno e svegli di notte, con possibili mal di testa, irritabilità e difficoltà di concentrazione. Non è solo una sensazione: i livelli di alcuni ormoni, come la melatonina, risultano sfasati rispetto al nuovo ambiente.
Si tratta di un disturbo temporaneo, ma che mette in luce quanto il nostro organismo sia legato alla luce solare e ai ritmi naturali. Il jet lag è, in fondo, la dimostrazione di come il tempo biologico non possa essere spostato avanti o indietro con la stessa rapidità di un aereo.
Una situazione poco piacevole
I viaggi lunghi hanno spesso un effetto curioso sul corpo e sulla mente. Non è raro trovarsi a combattere con il jet lag, quel senso di stanchezza e disorientamento che arriva quando il ritmo sonno-veglia non riesce a stare al passo con gli spostamenti. Siamo abituati a dormire e a riposare con una certa alternanza tra giorno e notte, e quando questo equilibrio si spezza, l’organismo fatica ad adattarsi.
La ragione di tutto ciò è legata al movimento della Terra. La rotazione del pianeta fa sì che non tutte le zone del globo ricevano la luce nello stesso momento. Per questo sono stati stabiliti i fusi orari: ciascuno copre un’ampiezza di 15 gradi di longitudine, e all’interno di ognuno le nazioni condividono la stessa ora. Quando si passa da un fuso a quello accanto, la differenza è di un’ora, e durante i voli intercontinentali questa variazione diventa l’elemento chiave che scatena il jet lag.
Cosa dice la fisica
Basta un esempio per capire bene la dinamica. Se si parte dall’Italia alle 8 del mattino per un volo di 12 ore verso Los Angeles, al momento dell’atterraggio l’orologio segnerà le 20. In realtà, però, in California saranno soltanto le 11 del mattino. Dopo mezza giornata passata in viaggio, ci si ritrova davanti a un’intera giornata da affrontare, con il corpo convinto che sia sera. Questo accade perché l’orologio biologico resta sincronizzato con il ciclo naturale del giorno e della notte, regolato anche dagli stimoli esterni come la luce solare.
Esistono, però, alcune regole pratiche per attenuare lo sfasamento. Durante il viaggio è utile riposare quando possibile, e una volta a destinazione conviene esporsi alla luce naturale trascorrendo tempo all’aperto. Andrebbe evitato il consumo eccessivo di bevande zuccherate e caffeina, che rischiano di amplificare lo squilibrio. Un altro accorgimento consiste nell’abituare progressivamente il corpo nelle settimane precedenti, modificando di poco gli orari: andare a dormire un po’ prima o un po’ dopo, così da ridurre l’impatto sul ritmo interno.