Google ha appena simulato le interazioni quantistiche che regolano la nostra realtà: ecco cosa hanno scoperto

La scoperta ha lasciato i ricercatori, grazie proprio a Google. La realtà dipende proprio da queste interazioni quantistiche.
La fisica quantistica è la branca della scienza che studia il comportamento della materia e della luce su scale piccolissime, quelle degli atomi e delle particelle subatomiche. È un mondo che sfugge alle regole della fisica classica e spesso appare controintuitivo.
In questo universo microscopico, le particelle non hanno posizioni e velocità definite come ci si aspetterebbe: possono esistere in più stati contemporaneamente, un fenomeno noto come sovrapposizione.
Un altro concetto sorprendente è l’entanglement, cioè l’intreccio tra due particelle che restano collegate a distanza, come se condividessero un unico destino. È un’idea che Einstein stesso definì “spettrale” per quanto sembrasse strana.
Nonostante le stranezze, la fisica quantistica è alla base di molte tecnologie che usiamo ogni giorno, dai laser ai transistor fino ai computer. Studiare questo mondo significa comprendere non solo come funziona la natura nelle sue fondamenta, ma anche come trasformare quelle regole in strumenti utili.
Una scoperta interessante
La fisica delle particelle, con le sue regole intricate e i concetti astratti, sembra spesso lontana dal mondo quotidiano. Eppure, ogni tanto, arriva una notizia che accorcia la distanza, mostrando come certe idee teoriche possano finalmente prendere forma concreta.
Questo è accaduto con un recente esperimento che ha visto protagonisti un computer quantistico di Google e un team internazionale di ricercatori. L’obiettivo? Portare in laboratorio le misteriose “stringhe” che collegano particelle subatomiche secondo le teorie di gauge. Una sfida che per anni era rimasta confinata alla matematica e ai supercomputer tradizionali.
Di cosa si tratta?
Usando il processore quantistico di Google, scienziati della Technical University of Munich, di Princeton e del gruppo Quantum AI sono riusciti a simulare per la prima volta le dinamiche di queste stringhe su una griglia bidimensionale. Le osservazioni hanno mostrato che tali legami invisibili non sono affatto statici: possono vibrare, restringersi o perfino spezzarsi, a seconda dei parametri introdotti nel modello. Una sorta di spettacolo in miniatura che riproduce fenomeni tipici della fisica delle alte energie.
Lo studio, pubblicato su Nature, non è soltanto un traguardo simbolico. Dimostra che i computer quantistici, finora visti come strumenti ancora immaturi, sono già capaci di esplorare territori che la fisica classica fatica a raggiungere. In prospettiva, questo significa poter affrontare in laboratorio domande legate non solo alla struttura della materia, ma anche a materiali quantistici esotici o persino allo spazio-tempo stesso.