Due specie umane fianco a fianco quasi 3 milioni di anni fa: la scoperta che potrebbe riscrivere l’evoluzione

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L’evoluzione umana è molto intricata, e negli ultimi milioni di anni sono tante le specie comparse e che vissero “fianco a fianco”.

La storia dell’umanità non è stata un percorso lineare. Per milioni di anni diverse specie umane hanno condiviso la Terra, intrecciando vicende e ambienti molto diversi tra loro.

La più antica è l’Homo habilis, comparso oltre due milioni di anni fa, considerato il primo a usare strumenti di pietra. Dopo di lui si sono evolute altre forme come l’Homo erectus, capace di controllare il fuoco e di spostarsi in varie parti del mondo.

Tra le specie più note ci sono i Neanderthal, robusti e adattati al freddo, che hanno convissuto per un periodo con l’Homo sapiens, la nostra specie. Da questo contatto sono rimaste tracce genetiche ancora presenti negli esseri umani di oggi.

L’Homo sapiens è l’unico sopravvissuto, ma il passato ricorda che per lungo tempo l’umanità non era un’unica linea, bensì un mosaico di specie. Studiare queste radici aiuta a capire chi siamo e quali sfide evolutive hanno plasmato la nostra esistenza.

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Tracce dal passato

La storia delle origini umane assomiglia più a un mosaico complicato che a una linea dritta. Ogni nuova scoperta sembra aggiungere un tassello che cambia l’immagine complessiva, lasciando domande ancora aperte. Non sempre si tratta di trovare un “anello mancante”, quanto piuttosto di scoprire che i rami dell’albero evolutivo erano molti di più del previsto.

Nell’Etiopia nordorientale, in un’area già famosa per i suoi resti fossili, gli archeologi hanno riportato alla luce prove che mettono in discussione vecchi schemi interpretativi. Invece di una sequenza ordinata, si affaccia l’idea di un panorama complesso, con specie diverse che condividevano lo stesso ambiente.

Fossili e nuove interpretazioni

Nel sito di Ledi-Geraru sono stati ritrovati denti risalenti a un periodo compreso tra 2,6 e 2,8 milioni di anni fa, attribuibili sia al genere Homo che a una nuova specie di Australopithecus. Questo vuol dire che i nostri antenati diretti non si sono evoluti in solitudine, ma hanno convissuto con altri ominini nello stesso tempo e nello stesso spazio. Come ha sottolineato Kaye Reed, la realtà non è una scala lineare, ma piuttosto un bosco fitto di rami che si intersecano, alcuni destinati a sparire, altri a lasciare eredi nel futuro, come riportato nella ricerca di Brian Villmoare e colleghi pubblicata su Nature nel 2025.

La datazione è stata possibile grazie all’analisi delle ceneri vulcaniche stratificate e dei cristalli di feldspato contenuti nei sedimenti, un metodo affidabile per stabilire l’età del sito. Oggi quell’area appare arida e segnata da fratture, ma milioni di anni fa era un paesaggio con corsi d’acqua e laghi stagionali, un habitat ideale per diverse specie. Il team sta ora analizzando lo smalto dentale per capire meglio le abitudini alimentari e le interazioni tra questi antichi ominidi, un passo che potrebbe svelare se collaboravano, competevano o semplicemente coesistevano nello stesso ambiente.

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