Ti ritrovi ustionato dopo una giornata al mare nonostante tu non abbia preso il sole: ecco l'errore da non fare

Ustionarsi è un problema, e molti cercano di non finire cotti a fine giornata. Ma viene sempre commesso lo stesso errore.
L’abbronzatura è uno di quei fenomeni che accompagnano l’estate e che, per molti, rappresentano quasi un segno distintivo della bella stagione. Il cambiamento di colore della pelle è legato a processi biologici precisi, che il corpo mette in atto per difendersi dall’intensità della luce solare.
A provocare questa reazione sono soprattutto i raggi ultravioletti, che stimolano la produzione di melanina. Questo pigmento naturale agisce come una sorta di barriera protettiva, capace di attenuare gli effetti potenzialmente dannosi della radiazione.
Nonostante ciò, l’abbronzatura non è mai un vero scudo: è piuttosto una risposta di adattamento, che rende la pelle più resistente, ma non invulnerabile. Per questo motivo si parla spesso della necessità di proteggersi in modo adeguato, soprattutto nelle ore più calde della giornata.
C’è poi un aspetto interessante: l’abbronzatura varia molto da persona a persona, in base al tipo di pelle, al tempo di esposizione e persino alle condizioni ambientali. È proprio questa varietà che rende l’argomento affascinante e sempre attuale, non solo dal punto di vista estetico ma anche scientifico.
Un fenomeno da non sottovalutare
Molti si chiedono se stando in acqua ci si abbronzi davvero. Capita spesso di passare ore in mare o in piscina, magari convinti che l’acqua protegga un po’ dal sole, e invece alla sera la pelle è rossa e brucia come se fosse stata a diretto contatto. Un’esperienza piuttosto comune, soprattutto per chi dimentica la crema solare. La spiegazione sta nel modo in cui il corpo interagisce con l’acqua. Quando ci immergiamo, la temperatura del corpo, che è più alta di quella dell’acqua, tende a cedere calore. È per questo che si avverte quella piacevole sensazione di freschezza, anche se il sole picchia forte. La percezione può ingannare, ma i raggi ultravioletti continuano a penetrare attraverso la superficie.
I raggi UV, infatti, passano oltre lo strato d’acqua e arrivano comunque fino alla pelle. La differenza è che mentre si resta in ammollo, spesso le parti più esposte non sono quelle immerse, bensì il viso e le spalle, che ricevono costantemente luce diretta. È proprio lì che si rischia di scottarsi di più, anche senza rendersene conto.
In più, non va dimenticato che l’acqua funziona anche come superficie riflettente. Quindi non ci colpiscono soltanto i raggi che scendono dall’alto, ma anche quelli che vengono rimbalzati indietro, moltiplicando l’effetto. Per questo si finisce con l’abbronzarsi, o addirittura ustionarsi, anche stando in acqua.
Cosa succede realmente?
Dal punto di vista fisico, la sensazione di freschezza che si prova quando ci si immerge è legata al trasferimento di calore. Il corpo umano, avendo una temperatura superiore a quella dell’acqua, cede energia termica all’ambiente circostante. Questo scambio però riguarda solo la percezione, non i raggi ultravioletti. Essi riescono a penetrare tranquillamente nell’acqua, raggiungendo la pelle e innescando gli stessi processi che avvengono quando si prende il sole all’asciutto. Chi rimane sul bagnasciuga o in ammollo, in particolare, espone le parti più vulnerabili come viso, collo e spalle che restano fuori dall’acqua. Proprio queste zone diventano le più colpite, perché sono costantemente investite sia dalla radiazione diretta sia dalla riflessione proveniente dalla superficie del mare o della piscina.
L’acqua agisce come uno specchio naturale, riflettendo la luce solare. Questo significa che la pelle viene bombardata non soltanto dall’alto, dai raggi diretti, ma anche lateralmente e dal basso dai raggi riflessi, amplificando l’effetto. È il motivo per cui anche lunghe nuotate non impediscono scottature. In certi casi, anzi, l’acqua rende il problema ancora più subdolo, perché la sensazione di fresco porta a sottovalutare il rischio. Per questo motivo è meglio sempre utilizzare le creme solari, specialmente quando si decide di restare a mollo a lungo o quando i bambini giocano per ore sul bagnasciuga. La protezione è fondamentale perché i raggi UV penetrano nell’acqua e mantengono la loro capacità di danneggiare la pelle.