
Un violentissimo terremoto magnitudo 8.8 ha interessato la regione della Kamchatka, in Russia, nelle prime ore di questa giornata. Si tratta di uno dei terremoti più violenti mai registrati della storia e sicuramente il più violento dopo il disastro di Fukushima nel 2011. L’allerta tsunami è immediatamente scattata in tutto l’Oceano Pacifico subito dopo la scossa: vediamo meglio come funziona e di cosa si tratta.
Terremoto in Kamchatka: cosa è successo
Una forte scossa di terremoto di magnitudo 8.8 ha colpito la Russia alle 11:24 locali (ore 01:24 italiane) del 30 luglio 2025 al largo della Kamchatka. Secondo l’USGS, il Servizio Geologico degli Stati Uniti, l’epicentro sarebbe stato registrato a 136 km a sud-est dalla città di Petropavlosk-Kamchatsky, nell’Oceano Pacifico, ad una profondità di circa 20 km. Nelle ore successive si sono verificate, inoltre, diverse scosse di assestamento che hanno raggiunto anche un’intensità di magnitudo 6.9.
Secondo i media locali, diverse persone sarebbero rimaste ferite a causa delle scosse con nessuna in condizioni gravi.
Si tratterebbe del sesto terremoto più forte mai registrato nella storia ed il più forte dopo quello di magnitudo 9.0 che interessò Fukushima nel 2011. Proprio come nel 2011, l’allerta tsunami è scattata in molte zone terrestri che affacciano sul Pacifico appena dopo la registrazione della forte scossa.
Perché si verificano i terremoti: cause e zone a rischio
Per comprendere come funzionano i terremoti possiamo immaginare la crosta terrestre, cioè lo strato più superficiale del nostro pianeta, come un puzzle galleggiante. Questo puzzle è composto da circa una ventina di pezzi, che vengono chiamate placche principali, che “galleggiano” su uno strato della terra che si comporta come un fluido viscoso, chiamato astenosfera.
Il problema dei terremoti allora sorge perché l’astenosfera non sta mai ferma a causa dei moti convettivi che la interessano, e di conseguenza le placche che ci galleggiano sopra si muovono e capita che si scontrino, striscino l’una contro l’altra e generino vibrazioni che si propagano nel terreno: ecco allora a cosa sono dovuti i terremoti.
Risulta chiaro, quindi, che le zone della Terra più a rischio terremoti siano quelle che corrispondono ai bordi delle placche tettoniche, che strisciano e si scontrano fra loro.
La Kamchatka infatti è una zona molto a rischio, interessata anche in passato da altri forti eventi sismici, perché si trova sul cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, ovvero una grande cintura vasta 40.000 km caratterizzata da un’intensa attività vulcanica e sismica a causa delle numerosissime placche tettoniche in costante movimento.
Allerta tsunami: perché scatta dopo un terremoto
L’allerta tsunami è stata immediatamente diramata in diverse zone terrestri che si affacciano sul Pacifico dopo la registrazione delle scosse: Giappone, Colombia, Taiwan e Hawaii, insieme a tante altre nazioni interessate, hanno diramato subito l’allarme mantenendo alta l’attenzione verso quel fenomeno naturale potenzialmente distruttivo che è rappresentato dal maremoto.
Ma effettivamente cos’è uno tsunami e perché dopo un terremoto ce ne si preoccupa?
Uno tsunami, o in italiano maremoto, è un moto anomalo di grandi masse d’acqua marina che generano onde molto alte, potenzialmente pericolose se si propagano fino alla costa.
Una delle cause scatenanti degli tsunami sta nel movimento delle placche tettoniche e nel loro scontro se ciò avviene in zone marine: quindi scatta l’allerta tsunami, solitamente, quando il terremoto ha il suo epicentro nel mare ed è di notevole intensità e non dopo qualsiasi terremoto.
A cura di Nicola Salvemini