Spazio, qua ci hanno trovato delle molecole organiche, che possa ospitare la vita? E' vicinissimo a noi

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La vita nel Cosmo è più vicina di quanto potessimo ipotizzare? Questa scoperta potrebbe spalancare le porte a possibilità mai approfondite prima

Tra le più ambiziose missioni nelle quali la scienza sta impiegando il proprio impegno vi è sicuramente la ricerca di vita oltre il Pianeta Terra, che permetterebbe di scoprire la potenziale abitabilità di regioni cosmiche distanti dalla nostra.

Si tratta di un progetto certamente impegnativo, che impone la partecipazione, collaborando solidamente, di varie branche scientifiche, a partire dall’astronomia, passando per la biologia, sino all’ambito tecnologico.

Le aree attenzionate con maggiore fervore sono inevitabilmente da ricercare all’interno del Sistema Solare, ossia dove, tenendo conto degli strumenti attualmente a disposizione, l’uomo può arrivare senza incappare in limitanti ostacoli.

Il candidato principale, in questo senso, è sicuramente Marte, data la mole di caratteristiche che condivide proprio con la nostra Terra. Qui le missioni che prevedono l’utilizzo di lander e rover, ideali per l’esplorazione della superficie marziana, ricercano tracce microbiche passate e presenti.

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Cosa è stato rilevato?

Nel corso degli anni sono avvenuti numerosi rilevamenti, seguiti da analisi, circa la presenza di fratturazioni della superficie della Luna, dai quali fuoriuscivano getti analoghi a geyser costituiti da ghiaccio e vapore, denominati tiger stripes. Si tratta di un segno particolarmente chiaro, come è stato possibile apprendere in seguito, della potenzialità che il satellite naturale abbia di poter ospitare la vita.

La presenza di numerosi ingredienti chimici necessari, tra i quali molecole precursori degli amminoacidi, era precedentemente stata chiarita, ma un ulteriore studio recentemente condotto da un team di scienziati provenienti dall’Università di Stoccarda ha confermato un aspetto interessante. I risultati hanno trovato pubblicazione su Nature Astronomy e gli stessi, fruendo dei dati precedentemente rilevati dalla sonda Cassini nel 2008, hanno permesso di certificare il corrente avvenimento di reazioni complesse all’interno dell’oceano che si cela sotto la superficie lunare. 

Si apre uno scenario affascinante

Il Cosmic Dust Analyser di Cassini, in grado di rilevare anche particelle non superanti nemmeno il millesimo di millimetro, ha permesso di rilevare, nel corso del sorvolo avvenuto ad una distanza di 21 chilometri, il 9 Ottobre 2008, la presenza di tiger stripes nei pressi della struttura geologica situata nella fascia meridionale del satellite nota come Alexandria Sulcus. Combinando i risultati ottenuti è stato possibile comprendere come i grani di ghiaccio non contengono solo acqua congelata, bensì anche altre molecole organiche, come spiegato dal ricercatore presso l’ateneo teutonico e primo autore dello studio Nozair Khawaja. 

 

Analizzando i dati ottenuti è stato possibile risalire a quello che è stato definito come un reale “ecosistema di molecole organiche”, caratterizzato, soltanto per fare qualche esempio, da alcheni, esteri, aldeidi ed eteri. Stiamo perciò attenzionando una serie di molecole abitualmente coinvolte in vie chimiche sulla Terra, rendendosi fondamentali per favorire lo sviluppo della vita. A riportarlo è un articolo pubblicato su Media INAF.

 

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