Se la luce è più veloce del suono, perché immagine e audio sono sempre sincronizzati nei concerti?

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Una differenza fin troppo evidente che manda in cortocircuito gli spettatori. E’ tutta una questione di fisica, ma occorre trovare un “compromesso”.

I concerti sono senza dubbio il miglior modo che ciascun appassionato di musica ha a disposizione per ascoltare, vedere il proprio artista preferito e provare direttamente sulla propria pelle l’esperienza nel suo complesso.

Più che una semplice esibizione, spesso possono essere definiti come veri e propri spettacoli, che magari rendono protagonisti diretti gli spettatori stessi, coinvolgendoli armonicamente nella performance.

Per far sì che tutto funzioni a meraviglia, è naturale come il lavoro degli esperti circa la gestione della logistica in modo esemplare non debba presentare sbavatura alcuna, a partire dall’impianto audio-visivo.

Un aspetto sicuramente indispensabile nella corretta riuscita dello spettacolo, ma soprattutto della adeguata trasmissione nei confronti del pubblico, che a fronte del pagamento di un biglietto necessita di assistere ad uno show dalla resa impeccabile. E spesso questo aspetto non passa soltanto dalla voce o dalle mani degli artisti.

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Un meccanismo che manda in confusione

Quando all’interno di uno stadio, o comunque di un’arena particolarmente estesa, si svolgono spettacoli quali concerti, è naturale che il pubblico distribuito tra spalti e platea, per questioni di spazio, risulti posizionato a distanze diverse rispetto al palco, dunque al punto in cui il suono viene effettivamente prodotto. Il suono, e quindi l’audio, viaggia ad una specifica velocità che risulta essere pari a 300 m/s, con la luce che assume una velocità totalmente differente e molto più elevata, corrispondente a 300.000.000 m/s. 

E’ questo il motivo, in termini puramente fisici, per cui gli spettatori che si trovano più distanti dal palco riescono ad osservare i movimenti degli artisti dai grandi schermi prima ancora di sentire la loro voce o il suono dei loro strumenti. Ipotizzando di trovarsi ad una distanza di 90 metri dal palco, i video sui maxi schermi che mostrano cantanti e musicisti nel pieno della performance arriveranno allo spettatore oltre ¼ di secondo prima di poter ascoltare il cantato. 

Come colmare l’impattante differenza?

E’ quindi evidente come, in questo stato, video e audio risultino essere fondamentalmente non sincronizzati. Per cercare di colmare questa scoordinazione i tecnici del suono cercano di applicare una sorta di “compromesso”, mandando il segnale dello schermo con leggerissimo ritardo rispetto al suono, che, al contrario, non può essere in alcun modo “manipolato” o arrestato. A questo punto, però, se chi si trova distante parecchie decine di metri dal palco riuscirà ad osservare le immagini e trovarle in perfetta sincronia con il suono, è naturale che più ci si avvicina al palco stesso, più i video risulteranno non esattamente allineati con il cantato. Ma, di certo, per chi ha gli artisti praticamente di fronte, con possibilità quasi di toccarli, in determinate situazioni, la vista del maxi schermo non ha la valenza e l’importanza che può, invece, ricoprire per chi da lontano riesce a fatica ad inquadrare la presenza di persone sul palco.

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