Questo marchio iconico italiano è stato acquistato da un colosso statunitense: è la fine di un'era

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L’ennesimo esempio di eccellenza italiana destinato a salutare il nostro Paese. Siamo ormai alle prese con un processo inarrestabile. Cosa dobbiamo aspettarci?

Quando si parla di “Made in Italy” si fa riferimento a quello che viene definito come vero e proprio stile di vita. Un significativo patrimonio culturale che permette al nostro Paese di ottenere lustro e riconoscimento in tutto il mondo.

I prodotti indicati con tale dicitura sono stati, infatti, riguardati da un processo produttivo, a partire dall’ideazione, fino all’esecuzione concreta, avvenuto totalmente nel territorio tricolore, potendo assorbire stile e tradizione unici della nostra Penisola.

Generalmente si tratta di tecniche di produzione che vengono tramandate di generazione in generazione: che si tratti di abbigliamento, prodotti enogastronomici o artigianato, insomma, la qualità sarà sempre la priorità fondante in ogni lavoro.

Nel “Made in Italy” la funzionalità si unisce all’eleganza unita dell’estetica nostrana per un connubio perfetto, che ricalca a pieno la storia del territorio dal quale il prodotto prescelto proviene.

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Un addio imprevisto

Il Sole 24 Ore riporta del clamoroso passaggio dell’eccellenza tecnologica Arduino, fondata nel 2005 a Ivrea da Massimo Banzi, all’interno dei ranghi del colosso a stelle e strisce Qualcomm Technologies. Specializzata nella creazione di dispositivi elettronici, questa piattaforma di hardware e software conta una community particolarmente rilevante, costituita da oltre 33 milioni di consumatori. 

In merito alla vendita si è espresso niente meno che il suo fondatore Banzi, il quale ha affermato ai taccuini del Corriere della Sera: “Era il momento giusto: le sfide legate all’intelligenza artificiale richiedono una forza che Arduino non può avere da sola”. Da qui, perciò, la necessità di siglare un accordo con un grande partner, di rilievo internazionale. In merito si è espresso anche il general manager di Qualcomm, Nakul Duggal, affermato che le soluzioni offerte dall’azienda saranno in grado di “democratizzare l’accesso” alle tecnologie stesse. 

Cosa aspettarsi per il futuro?

I principali fronti sui quali Arduino continua a spendersi al giorno d’oggi sono aziende, education e consumer/maker, che continueranno ad essere le priorità del produttore piemontese anche a seguito dell’accordo, potendo, ora, contare sulla nuova scheda Arduino Uno Q, integrata con intelligenza artificiale: uno strumento, dunque, decisamente più potente rispetto al passato. 

Lo stesso Banzi, tuttavia, ha annunciato la clamorosa decisione di lasciare l’azienda, commentando così: “E’ importante sapere quando passare la mano”. Oltre a ciò, pochi sconvolgimenti, con Fabio Violante che rimarrà saldamente in carica come amministratore delegato, con la sede legale che resterà in Svizzera e con l’ufficializzazione della prosecuzione dell’attività di Arduino come marchio indipendente. Non conosciamo, invece, il valore monetario che ha condotto al concretizzarsi dell’accordo.

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