Nell'universo ci sono dei puntini rossi che non dovrebbero esistere: ora gli scienziati pensano che potrebbero svelare uno dei misteri più grandi dell'astrofisica

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Nell’universo esistono  tanti misteri astronomici, come per esempio questi puntini rossi. Alcuni scienziati provano a trovare una spiegazione.

L’universo, per quanto studiato da secoli, resta ancora un enigma pieno di domande senza risposta. Ogni volta che i telescopi ci mostrano una nuova immagine del cielo profondo, emergono dettagli che sembrano voler mettere alla prova le certezze degli scienziati. 

Uno dei più grandi punti oscuri riguarda la materia e l’energia oscura, componenti invisibili che costituirebbero la quasi totalità del cosmo. Si sa che esistono per gli effetti gravitazionali e per l’espansione accelerata dell’universo, ma nessuno è ancora riuscito a definirne la natura.

Ci sono poi fenomeni improvvisi e misteriosi, come i lampi radio veloci, segnali brevissimi che arrivano da regioni lontanissime e spariscono in un istante. La loro origine è ancora dibattuta: alcuni li collegano a stelle di neutroni, altri ipotizzano eventi ancora più esotici. 

Infine, restano i grandi interrogativi legati alla nascita e al destino del cosmo stesso. Perché la corona del Sole è più calda della superficie? Come si sono formati i primi buchi neri supermassicci così in fretta? E soprattutto: quale sarà il futuro dell’universo? Ad aiutarci ci sono i vari telescopi in giro per lo spazio.

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Una scoperta molto interessante

Tra le immagini più sorprendenti catturate dal James Webb Space Telescope ci sono i cosiddetti “little red dots”, piccoli puntini luminosi che brillano nelle profondità del cosmo. Sembrano dettagli insignificanti, eppure hanno messo in difficoltà molti modelli di formazione galattica. L’idea che dietro quei bagliori ci possano essere strutture straordinariamente dense ha spinto diversi gruppi di ricerca a chiedersi: cosa si sta davvero osservando?

Le ipotesi iniziali parlavano di galassie giovani, oppure di buchi neri supermassicci formatisi in tempi record. Tuttavia, nessuna spiegazione sembrava davvero convincente. A rendere la faccenda ancora più intrigante è il fatto che questi oggetti appaiano molto più abbondanti del previsto. Una discrepanza che, inevitabilmente, ha acceso il dibattito nella comunità scientifica.

Cosa ci raccontano i dati

Un nuovo, firmato da Fabio Pacucci e Abraham Loeb e pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, propone un’interpretazione differente: questi misteriosi puntini rossi sarebbero nati dentro aloni di materia oscura che ruotano insolitamente piano. Proprio questa lentezza avrebbe permesso alla materia di addensarsi in modo compatto, dando origine a strutture fuori dall’ordinario. Come spiegano gli autori, si tratterebbe quindi di veri e propri “fuori scala” cosmici, capaci di sfidare la nostra comprensione delle prime fasi dell’universo.

Se questa ipotesi sarà confermata, i “little red dots” potrebbero diventare una finestra privilegiata per capire come si siano formati i primi buchi neri e le galassie più antiche. Non si parla solo di curiosità scientifica: osservare queste anomalie significa anche sondare i limiti della fisica cosmologica, andando a testare concetti come la natura stessa della materia oscura.

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