"Io metto sempre una pallina di stagnola in lavatrice", il trucco della nonna che tutti conosciamo: la scienza dice questo

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La lavatrice è un’ottima alleata, eppure ogni tanto bisogna utilizzare qualche piccolo trucchetto per non avere problemi.

Le lavatrici moderne non si limitano a girare i panni nell’acqua: dietro ogni lavaggio ci sono piccoli accorgimenti tecnologici pensati per renderlo più efficace. Un mix di meccanica, chimica e un pizzico di ingegno.

Uno dei trucchi sta nel modo in cui l’acqua viene gestita: quantità precise, temperature controllate e getti mirati aiutano a sciogliere meglio lo sporco senza sprechi.

Anche il movimento del cestello non è casuale: alternare rotazioni, pause e inversioni fa sì che i tessuti si strofinino quanto basta, senza rovinarsi.

Infine entrano in gioco i detergenti e le bolle d’aria, che potenziano l’azione di pulizia. Il risultato? Panni più freschi e puliti con meno energia e meno fatica.

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Un trucco molto diffuso

La pallina di stagnola in lavatrice è uno di quei piccoli “trucchi casalinghi” di cui si sente parlare ogni tanto. L’idea che circola è semplice: la pallina, infilata tra i vestiti, dovrebbe evitare l’indurimento dei tessuti.

Ma già qui viene spontanea una domanda: davvero questa pallina fa qualcosa? Non è che, sotto sotto, non serva a nulla? Perché la realtà è che non crea elettricità nei capi, come a volte si legge, e il punto vero è capire perché alcuni tessuti escono dal lavaggio più rigidi e meno piacevoli al tatto.

Cosa accade realmente?

Le possibilità sono principalmente due. Da un lato, durante il lavaggio le fibre possono scompigliarsi elettrostaticamente, e il risultato è che i tessuti si raggrinziscono diventando più rigidi. Dall’altro lato, nel caso del cotone, con i lavaggi ripetuti le fibre si logorano: sulla superficie iniziano a sollevarsi minuscoli filamenti, chiamati formazioni dendritiche, che tendono a caricarsi elettrostaticamente. Proprio queste cariche fanno sì che i “rametti” restino sollevati, aumentando l’attrito e rendendo i capi meno morbidi. L’ammorbidente funziona perché appiattisce queste fibre e restituisce una sensazione più soffice.

E allora la pallina di stagnola? In teoria, essendo di alluminio, dovrebbe scaricare le cariche e rendere i capi più morbidi. In pratica, la superficie è troppo ridotta per entrare in contatto con un numero sufficiente di vestiti e, anche ipotizzando che riesca a neutralizzare qualche carica, non è chiaro dove queste finirebbero, se non su altri tessuti. Inoltre, va ricordato che il cestello è già in metallo, proprio come la pallina, e che l’acqua stessa è un conduttore naturale. Insomma, aggiungere altro metallo non ha senso. E non è finita: le palline possono persino essere dannose, rischiando di impigliarsi nei tessuti più delicati e rovinarli.

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