Il test della verità ora è diventato quantistico: gli scienziati dicono che funziona davvero

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Questa possibilità ha affascinato gli esperti sin da subito. Gli approfondimenti condotti hanno favorito la sua certificazione: più “quantistico” che mai prima d’ora!

Quando in fisica viene menzionato il concetto di test di Bell, altresì noto come esperimento di Bell, si fa riferimento ad un’idea partorita direttamente dalla mente del celebre fisico John Bell, volto a definire una particolare certezza, o in altri casi a smontarla.

Nello specifico, l’idea affonda le sue radici nell’esigenza di verificare quando e se la natura risulta in grado di seguire le regole “imposte” dalla meccanica quantistica. In altre parole, viene illustrato se una macchina utilizza gli effetti quantistici o li imita.

In questo modo si introduce il concetto di variabili nascoste locali. Le disuguaglianze di Bell, nel corso della storia, hanno subito differenti “violazioni”, le quali hanno portato a comprendere come la realtà non sia totalmente deterministica e locale.

CIò vuol dire che le particelle entangled sono connesse in modo profondo e istantaneo, guidandoci fino a comprendere come l’Universo quantistico appaia decisamente più interconnesso rispetto a quanto era stato possibile ipotizzare dagli studiosi sino ad ora.

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Un nuovo approfondimento a riguardo

Il progredire della tecnologia ha portato gli studiosi a porsi nuovi interrogativi, anche data la più ampia mole di strumenti che possono essere impiegati nel merito degli approfondimenti scientifici del caso. 

E’ per questo che un nuovo studio, al quale hanno preso parte ricercatori da ogni parte del mondo, tra i quali i fisici teorici Patrick Emonts e Jordi Tura, il dottorando Mengyao Hu dell’Università di Leida e altri fisici sperimentali dell’Università di Zhejiang di Hangzhou, si è concentrato sul testaggio delle correlazioni del test di Bell in sistemi contraddistinti da un massimo di 73 qubit. 

I risultati prodotti dai test

Lo speciale stato quantistico originato per mano degli studiosi ha incluso l’utilizzo, per l’appunto, di 73 qubit in un processore quantistico superconduttore. In questo modo è stato possibile procedere con misurazioni al di sotto anche delle più rosee aspettative in un sistema classico, portando alla registrazione di 48 deviazioni standard. 

I ricercatori sono riusciti nella preparazione di una serie intera di stati caratterizzati da una bassa energia, capaci di superare il test fino a 24 qubit. Come riporta anche Science Daily, tale studio si rivela indispensabile nel verificare il comportamento quantistico profondo, anche all’interno di sistemi particolarmente complessi. Un passo avanti mai avvenuto prima d’ora.

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