I gatti domestici NON arrivarono in Europa con i primi agricoltori neolitici, come si credeva da decenni: lo studio tutto italiano

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Uno studio genetico guidato dall’Università di Roma Tor Vergata riscrive la storia della domesticazione felina: i gatti arrivarono in Europa solo 2.000 anni fa, forse con l’Impero Romano

Per decenni si è pensato che i gatti domestici avessero accompagnato i primi agricoltori del Neolitico durante la loro espansione dal Medio Oriente verso l’Europa. Oggi questa ipotesi viene messa seriamente in discussione da una ricerca guidata dall’Università di Roma Tor Vergata e pubblicata in copertina su Science, che ricostruisce la dispersione del gatto domestico attraverso un’analisi genetica su scala globale.

L’indagine, firmata da Claudio Ottoni e Marco De Martino, ha analizzato il DNA di 87 gatti antichi e moderni, rivelando che la diffusione del gatto domestico in Europa è avvenuta solo circa 2.000 anni fa, e non 6.000 o 7.000 anni fa come suggerito da precedenti ipotesi. I dati indicano che l’origine di questa migrazione felina fu il Nord Africa, e che la loro introduzione nel continente europeo avvenne probabilmente durante l’epoca dell’Impero romano.

I primi resti di gatti domestici in Europa provengono infatti da siti archeologici di epoca imperiale, e non da contesti neolitici. Lo studio, parte del progetto Felix finanziato dall’European Research Council e dal National Geographic, dimostra così che l’Impero romano potrebbe aver giocato un ruolo chiave nella loro diffusione.

Oltre alla migrazione romana, i ricercatori ipotizzano anche una precedente introduzione di gatti selvatici nordafricani in Sardegna durante il I millennio a.C., che potrebbe aver dato origine all’attuale popolazione selvatica dell’isola.

Una riscrittura globale della storia felina

“Le nostre analisi – spiega Ottoni – suggeriscono che la domesticazione non fu un processo lineare, ma coinvolse più popolazioni feline geneticamente distinte e diverse culture del Nord Africa. Questo quadro complesso sostituisce l’idea, finora dominante, di una singola origine nel Levante”. I risultati ottenuti a Roma si inseriscono in un contesto di nuove scoperte a livello mondiale. 

Uno studio parallelo pubblicato su Cell Genomics il 27 novembre 2025, condotto su campioni felini provenienti dalla Cina, ha mostrato che i gatti domestici sono arrivati in Asia orientale molto più tardi di quanto si pensasse, probabilmente circa 1.400 anni fa, portati dai mercanti lungo la via della seta. Questo dato rafforza l’ipotesi che la domesticazione e la diffusione del gatto siano avvenute in ondate successive, e spesso collegate a fenomeni culturali, commerciali o imperiali, piuttosto che a una sola e antica migrazione agricola.

Un animale discreto, ma globale

Il gatto domestico, discendente del gatto selvatico africano Felis lybica lybica, è oggi uno degli animali più diffusi al mondo. Ma paradossalmente, proprio per la scarsità dei suoi resti nei siti archeologici e per la difficoltà di distinguere tra forme selvatiche e domestiche, la sua storia è rimasta a lungo sfuggente.

Questo studio fornisce non solo nuovi dati genetici, ma anche un importante spunto culturale: i gatti non si sono diffusi in base alle necessità produttive delle prime società agricole, ma probabilmente grazie alla loro capacità di inserirsi negli spazi umani senza imporsi, stabilendo un rapporto di convivenza flessibile e duraturo.

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