Come funziona il pendolo di Newton: il pezzo di arredamento che va di moda ma che nessuno capisce
Probabilmente anche tu utilizzi questo oggetto come soprammobile in casa tua. Eppure ha una funzione e un’utilità specifica, che praticamente chiunque ignora
Quando viene menzionato il nome di Isaac Newton, non possiamo che toglierci il cappello dinnanzi ad uno dei più grandi scienziati che abbiano mai messo piede su questo Pianeta, a tal punto da essere considerato tra i padri assoluti della fisica.
Vissuto a cavallo tra il 1600 e il 1700, le sue scoperte si sono rivelati fondamentali nel fornire spiegazioni, che fino ad allora non si ipotizzava nemmeno potessero mai essere scovate, circa i meccanismi che regolano il movimento di ogni oggetto.
Le sue opere, concrete, in campo, permisero lui di formulare tre leggi fondamentali. La prima è quella che ci indica che un corpo resta fermo o assume un movimento in linea retta quando nessuna forza agisce sullo stesso, come ci indica l’inerzia.
La seconda legge, invece, viene rappresentata con la formula F = m x a, ossia forza è uguale a massa per accelerazione, legando queste tre entità distinte in un unico concetto. La terza ed ultima, infine, ci illustra come ad ogni azione corrisponda una reazione, uguale e contraria.

Sempre davanti ai nostri occhi, mai compreso del tutto
Vi sarà sicuramente capitato di vedere, tra case, uffici, studi e simili ambienti, un soprammobile davvero particolare, seppur non poi così raro, caratterizzato dalla presenza di cinque palline legate a dei fili. Si tratta proprio del pendolo di Newton.
La cui più singolare peculiarità è il fatto che andando a sollevare una pallina dall’estremità del pendolo e facendola sbattere, ricadendo, verso le restanti 4 rimaste immobili, le 3 centrali continueranno a restare nella loro posizione come se nessuna forza sia stata esercitata su di loro, mentre quella situata all’estremità opposta, come in un riflesso, comincerà a muoversi verso l’esterno, e poi a tornare in posizione.
Una spiegazione più semplice del previsto
In parole più semplici, al movimento di una massa corrisponde, dall’altra parte, quello di una massa. Questo perché la quantità di moto iniziale deve essere uguale alla quantità di moto finale: applicando questo principio nel concreto, il moto iniziale è quello rappresentato dalla prima pallina mossa, e lo stesso dovrà corrispondere alla quantità finale.
Ciò significa che, se la quantità di moto iniziale diventa corrispondente a due palline, quella finale seguirà le due palline precedentemente messe in moto. Non si tratta, però, di un movimento perpetuo, che non si arresta e continua eternamente, a causa dell’ingresso dell’attrito.