Addio alla stampa 3D tradizionale: ora possiamo coltivare i metalli, sono 20 volte più resistenti
Un modo totalmente diverso di eseguire questa, ormai, popolarissima pratica. Sarà in grado di fornire risultati significativamente migliorati. Ecco cosa sappiamo.
Ormai tutti abbiamo familiarità con l’additive manufacturing, meglio noto come stampa 3D. Questo procedimento permette di creare un soggetto in 3 dimensioni basandosi su un modello precedentemente presentato usufruendo di sistemi digitali.
Tutto parte, perciò, da software appositamente dedicati alla modellazione 3D, nel caso in cui il risultato che si spera di ottenere parta da zero. Tuttavia, esistono una moltitudine di modelli già fatti e finiti, che basterà scaricare da altre piattaforme.
Successivamente bisognerà affidarsi ad ulteriori appositi programmi che procederanno alla “divisione” del file prescelto in vari strati, gli stessi che dovranno essere replicati nel corso della stampa, con lo strumento che baserà i movimenti proprio sulle indicazioni dei G-code.
Il processo di stampa effettiva consiste nel deposito di vari strati di materiale (il più delle volte plastica, o in alternativa resina) che permetteranno la creazione dell’oggetto. Lo stesso, in seguito, potrà essere soggetto a levigatura, pulizia o qualsiasi altra modifica desiderate apportare.
Un approccio del tutto inedito
Secondo quanto riportato da ScienceDaily, un gruppo di ricercatori si è reso protagonista di una tecnica totalmente innovativa che prevede la trasformazione di polimeri stampati in materiali decisamente più resistenti, menzionando anche ceramiche e addirittura metalli.
Tuttavia, il direttore del Laboratorio di Chimica dei Metalli presso la Facoltà di Ingegneria dell’EPFL, Daryl Yee, ha espresso il proprio dubbio relativamente ad un simile approccio, mettendone in discussione addirittura la resistenza e la capacità di mantenere la propria forma invariata nel tempo. Ma Yee non si è limitato solo a ciò, mettendo a punto, assieme al suo team, un approccio ulteriore, che promette di rivelarsi rivoluzionario.
Come funziona questo innovativo procedimento?
I dettagli, pubblicati su Advanced Materials, illustrano una resina miscelata con composti metallici, indispensabile dapprima per la stampa di una struttura 3D realizzata in idrogel, che viene poi immersa all’interno di sali metallici fino a farla diventare un cumulo di nanoparticelle minuscole, ricche di metano. Dopo che il procedimento viene ripetuto per almeno cinque volte, l’idrogel residuo, soggetto a riscaldamento, viene rimosso del tutto. Come spiegato dal primo autore, questo lavoro garantisce la fabbricazione di prodotti di alta qualità a fronte di un basso costo.
Lo studio è passato, non a caso, anche nel merito della resistenza dei materiali, inserendo gli oggetti all’interno di una macchina di prova universale che li sottoponesse ad una pressione crescente. In questo modo è stato possibile dimostrare come i materiali fossero in grado, potenzialmente, di resistere anche ad una pressione maggiore di circa 20 volte rispetto a simili predecessori. Fabbricazioni decisamente avanzate e comunque molto resistenti e leggere. Non è da escludere che tra i piani futuri degli scienziati, nuove applicazioni andranno ad includere metalli ad elevata superficie, magari dotati di proprietà di raffreddamento, in modo da rendersi appetibili anche nel merito delle tecnologie energetiche.
